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Simg: carico enorme fra pandemia, malattie stagionali e croniche
 

Roma, 23 nov. (askanews) – “L’influenza stagionale quest’anno è iniziata in 42esima settimana ed è immediatamente balzata sopra il livello epidemico”: lo spiega Claudio Cricelli, Presidente SIMG, dal 38° Congresso della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie – SIMG in corso a Firenze. “Abitualmente – precisa – l’influenza iniziava con pochi casi che crescevano gradualmente. Quest’anno, invece, la curva di crescita si sta mantenendo stabilmente sopra la soglia: questo lascia presumere che, se la curva non andasse a modificarsi, vi sarà un picco anticipato, a cavallo tra Natale e Capodanno e fine Gennaio del 2022.

Il susseguirsi dei nuovi casi è sotto gli occhi di tutti i medici di famiglia italiani, che ogni giorno seguono uno schema ricorrente: telefonata, analisi dei sintomi (che spesso sovrapponibili tra le due patologie), percorso diagnostico. Il lavoro è enorme: non si tratta solo di telefonate, perché dietro a ogni contatto c’è la salute di una persona per la quale si avvia un processo di cura e assistenza. Inoltre, Covid e influenza non sono facilmente distinguibili, tanto più che la variante delta ha un’elevata modalità di espressione attraverso le elevate vie respiratorie (raffreddore), quindi simula i sintomi tradizionali dell’influenza e di altre malattie respiratorie. Né quest’anno vi è stato un fenomeno come nel 2020, in cui il virus influenzale è stato arginato dalle misure restrittive messe in atto in gran parte del mondo”.

“Questa situazione emergenziale ha nuovamente rilevato i limiti della medicina generale, che oltre a fronteggiare l’emergenza pandemica e le malattie stagionali, deve seguire costantemente i malati cronici, già penalizzati con rallentamenti durante il 2020, senza dimenticare che sono gli stessi medici di famiglia ad essere già impegnati nella campagna vaccinale con le terze dosi, con i vaccini antinfluenzali, con i tamponi, con i green pass. Questa fase evidenza ancora di più come la pandemia gravi sul lavoro della medicina generale” aggiunge Cricelli.

Fonte: askanews.it

Storico passo avanti verso la vista bionica
Impiantata per la prima volta in Italia a un settantenne non vedente una retina artificiale di ultima generazione. L’intervento, effettuato dal professor Stanislao Rizzo, direttore della UOC Oculistica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Clinica Oculistica all’Università Cattolica campus di Roma, è durato appena due ore. Al risveglio il paziente, affetto da una grave forma di retinite pigmentosa che aveva causato la perdita della vista, era già in grado di percepire la luce.
Il professor Rizzo è stato un pioniere negli impianti di retina artificiale: nel 2011 fu infatti il primo a impiegare l’Argus, la prima protesi retinica utilizzata in un paziente non vedente. “Siamo davvero felici di iniziare questa nuova esperienza – commenta il professor Rizzo – che è frutto di un lavoro di squadra, per il quale ringrazio tutto il mio team, fatto di persone appassionate ed entusiaste. Questa nuova retina artificiale dovrebbe assicurarci risultati migliori rispetto alle precedenti, essendo dotata di più di 400 elettrodi, molti più dell’Argus che ne possedeva 60. L’idea di restituire anche solo una parvenza di vista a persone che vivono da anni al buio, è il sogno di qualunque medico. Il paziente operato vede già la luce e questo è davvero incredibile. La retina artificiale per ora è indicata solo per pazienti affetti da retinite pigmentosa (patologia che colpisce circa 150 mila italiani) negli stadi più avanzati di malattia, cioè persone che hanno perso completamente la vista da entrambi gli occhi, una condizione che interessa circa 1.000-1.500 italiani. I criteri di selezione per entrare in questo trial sperimentale sono per ora molto severi e restrittivi”.

La nuova retina artificiale (NR600) è stata messa a punto dalla start up Nano Retina, che ha il suo quartier generale a Herzliya, la ‘Silicon Valley’ israeliana, nei pressi di Tel Aviv. Quello effettuato al Gemelli è il sesto impianto (il primo in Italia) nell’uomo del nuovo device, dopo quelli effettuati lo scorso anno in Israele e in Belgio (i pazienti operati finora hanno un’età dai 59 agli 81 anni). In Europa viene sperimentato all’interno di uno studio clinico multicentrico, che coinvolgerà una ventina di pazienti, mirato a ottenere l’approvazione CE di questa innovativa protesi retinica. Un concentrato di altissima tecnologia in pochi millimetri, questo gioiello high-tech, è frutto di oltre un decennio di ricerche. L’impianto, grande come la punta di una matita (5 mm di diametro x 1 mm di spessore), viene posizionato da un super esperto in chirurgia retinica sopra la superficie della retina e gli elettrodi tridimensionali dei quali è composto, penetrano tra le cellule retiniche, andando a prendere il posto dei fotorecettori (le cellule specializzate che permettono di ‘vedere’) e attivando con i loro impulsi le cellule ganglionari, che trasmettono l’informazione al cervello, facendola viaggiare lungo le vie ottiche.
Per attivare i micro-elettrodi 3D, il paziente deve indossare degli speciali occhiali che inviano al device un raggio infrarosso, che provvede ad alimentarlo, attraverso di un minuscolo impianto fotovoltaico (due cellule fotovoltaiche) di cui è dotato. Il software e l’hardware contenuto negli occhiali inoltre controllano e modulano (come attraverso un alfabeto Morse) gli stimoli luminosi che arrivano agli elettrodi, traducendoli in impulsi elettrici che poi veicoleranno, percorrendo le vie ottiche, l’informazione al cervello.

Fonte: askanews.it

Corso di studi e portale web per combatterle

Roma, 19 nov. (askanews) – Il 30% delle notizie sul cancro pubblicate sui social network è falso, e il problema ancora più grave è la grande diffusione che hanno queste fake news. A dirlo è Rossana Berardi, ordinaria di oncologia all’Università Politecnica delle Marche e direttrice della Clinica oncologica degli Ospedali riuniti di Ancona. La professoressa Berardi è intervenuta nel corso del Cracking Cancer Forum, organizzato a Padova da Koncept.
L’Università marchigiana, per l’anno accademico 2021-2002, ha lanciato il primo corso universitario per comunicare il cancro e la medicina.

“Il 30% delle notizie sul cancro pubblicate sui social – ha spiegato – è falso e può causare conseguenze gravi. Uno studio recente, pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute, ha analizzato 200 tra gli articoli sui tumori più popolari sui social e dallo studio è emerso che circa un terzo, il 30,5%, contiene informazioni dannose perché possono indurre a ritardare, o addirittura non seguire, terapie salvavita, oppure ad affidarsi a metodi alternativi privi di validità scientifica, quando non tossici”. Peraltro, lo studio evidenzia che questi articoli riscuotono grande attenzione, con 2.300 condivisioni rispetto alla media delle 1.500 previsto per le notizie certificate.
Da qui, oltre all’avvio del corso universitario, nasce il progetto “comunicareilcancro”, che prevede un portale dedicato a ‘smascherare’ le fake news (www.comunicareilcancro.it) e a insegnare a professionisti e comunicatori a parlare e scrivere di tumori in modo corretto ed efficace.

“Nei media – ha concluso la professoressa Berardi – circolano ancora troppe fake news e i social network sono i principali responsabili della loro diffusione. Il progetto si propone di promuovere una informazione corretta, anche attraverso la formazione accademica”.

Fonte: askanews.it