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A Pavia evento sul diritto alla sessualità delle pazienti oncologiche

Il benessere sessuale è ancora oggi un argomento tabù in oncologia. Per pudore, i pazienti spesso non ne parlano, eppure l’impatto che un tumore e le terapie hanno sulla sfera intima può essere molto pesante, compromettendo la qualità di vita. Un problema sentito soprattutto dalle donne: oltre 6 su 10, dopo una neoplasia, vanno incontro a qualche forma di “disfunzione sessuale”. In più, mancano linee guida che indirizzino i clinici nella gestione della tossicità legata alle cure. Per affrontare il tema, a pochi giorni dal World Gynecologic Oncology Day, il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (Cnao), Fondazione Irccs Policlinico San Matteoe gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri Irccs hanno organizzato il 25 settembre l’incontro “Cancro e benessere sessuale”. L’obiettivo è fornire a tutti i professionisti sanitari coinvolti nel percorso di diagnosi, cura e follow up e alle pazienti strumenti idonei a identificare e fronteggiare con successo le possibili problematiche sessuali indotte dai trattamenti oncologici.

“A seguito delle terapie oncologiche, la paziente si trova a relazionarsi con l’immagine di un corpo che visivamente cambia: cicatrici chirurgiche, variazioni di peso, perdita dei capelli, eritemi da radioterapia – spiega Amelia Barcellini, radioterapista oncologo del Cnao -. Esistono, però, anche altri effetti collaterali non visibili: menopausa precoce, infertilità, osteoporosi e ancora sindrome genito-urinaria,alterazione dell’elasticità vaginale, queste ultime condizionanti pesantemente la vita sessuale. Tutto questo si ripercuote inevitabilmente sulla psiche della paziente, sulla vita di coppia e di relazione, spesso alterandone gli equilibri. Pur essendoci strumenti che ci consentono di contrastare alcuni di questi sintomi,oggi la salute sessuale, soprattutto quella femminile, è ancora trascurata in ambito oncologico. Lo scopo del convegno è quello di offrire al personale sanitario gli strumenti idonei a riconoscere e gestire la tossicità sessuale e a superare l’imbarazzo di parlarne con le pazienti. Inoltre, nel pomeriggio sensibilizzeremo le pazienti e i partner sull’importanza di parlarne apertamente con il proprio medico o con il proprio psicologo”.

Dopo la sessione scientifica, associazioni di volontariato e pazienti si sono confrontati in alcune tavole rotonde sul diritto al benessere psico-fisico durante e dopo una diagnosi di cancro, condividendo esperienze e idee per una presa in carico globale della donna con tumore. E’ stato inoltre possibile accedere gratuitamente a sedute di riabilitazione del pavimento pelvico e a colloquipsico-oncologici.

“Occorre abbattere il muro del silenzio. La gestione del problema attraverso team interdisciplinari dedicatiè la chiave per trovare soluzioni personalizzate per lasingola paziente – osserva Chiara Cassani, ginecologo oncologo dell’Irccs Policlinico San Matteo -. Ad esempio, oggi è quasi sempre possibile preservare la fertilità prima dell’inizio dei trattamenti, somministrare farmaci che proteggano le ovaie dagli effetti negativi della chemioterapia, offrire percorsi di riabilitazione prima e dopo i trattamenti chirurgici e radianti, utilizzare terapie locali o sistemiche per contrastare i sintomi legati all’atrofia vaginale e alla menopausa e sostenere le pazienti con l’aiuto di psicologi specializzati e terapisti sessuali. Non tutto però è sempre facilmente accessibile o previsto dai Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) ed è fondamentale che la ricerca scientifica lavori per cercare soluzioni sempre più efficaci”.

“Si parla ancora poco nei nostri ambulatori di tossicità sessuale e di quanto le cure oncologiche interferiscano con la vita di coppia delle nostrepazienti – aggiunge Laura Locati, Professore Associato di Oncologia Medica all’Università di Pavia, Direttrice dell’Oncologia Medica presso gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri -. La sopravvivenza dei malati oncologici è migliorata nel corso degli anni, per il tumore alla mammella, ad esempio, abbiamo un 88% di sopravviventi a 5 anni in base ai dati Airtum2022 e, se a questo aggiungiamo che il 41% dei nuovi casi di tumore alla mammella si verifica in giovani donne con età inferiore ai 50 anni, è evidente la necessità di una presa in carico multidisciplinare e olistica che accompagni le pazienti durante le cure e al termine delle stesse. La tossicità sessuale legata alle terapie oncologiche può avere un impatto deflagrante nella coppia per cui è importante incominciare a censire il fenomeno, a prevenirlo e ad occuparsene attivamente fin dall’inizio del percorso di cura”

Spazio anche al tema della prevenzione e della salute sessuale in una chiave “arcobaleno”: “Dai dati di letteratura recente – evidenzia ancora Barcellini – sappiamo infatti che i pazient* della comunità Lgbtqia+ lamentano disagio durante le visite cliniche, non sentendosi adeguatamente accolt* dal personale sanitario; pertanto, non accedono spesso ai programmi di screening. Questo può comportare diagnosi tardive di tumore. Inoltre,sulla salute sessuale post terapie oncologiche nella comunità Lgbtqia+ c’è un silenzio ancora più assordante”.


Fonte: askanews.it

I suggerimenti per il Bon Ton e le regole della Smile Care

Il sorriso è un potente attivatore di benessere e di situazioni di socialità positiva, funzionali alla creazione e alla crescita di relazioni virtuose e questo vale soprattutto in Estate, tempo di viaggi, vacanze e nuove occasioni di incontro. Ma quali sono le regole d’oro del galateo per nelle diverse occasioni sociali? A svelare alcuni preziosi consigli sul Bon Ton del sorriso in vacanza – e non solo – è Samuele Briatore, Presidente dell’Accademia Italiana del Galateo, la prima in Italia specializzata nell’insegnamento delle regole di comportamento, delle buone maniere e del galateo, che spiega: “Il sorriso esprime un messaggio universale di apertura e disponibilità alla creazione di un rapporto socialmente positivo. Ma per utilizzarlo al meglio, occorre prestare attenzione ad alcune importanti regole di comportamento”.

1 – Quando il sorriso fa la differenza: dal saluto alle presentazioni. Il sorriso di affiliazione è importante perché invia un segnale di apertura e di empatia a chi incontriamo. Per questo è buona norma adottarlo al momento del saluto, che sia in Hotel o in spiaggia, o al primo giro di presentazione dei nostri compagni di escursione o ad una festa.

2 – Distribuite gentilezza: dal ringraziamento al personale di sala al mini Club. Sorprendere chi incontriamo con un’espressione di gentilezza rafforzerà la nostra autostima, ma soprattutto, attiverà un circolo virtuoso di energia positiva: dal sorriso di ringraziamento al personale di sala che ci ha servito al tavolo al ristorante, fino a quello rivolto al personale del mini Club che ha tenuto a bada i bambini per l’intero pomeriggio.

3 – Attenzione al sorriso sociale. Il sorriso sociale – meglio conosciuto come sorriso a la Duchenne – è un “sorriso di scena”, che spesso ci imponiamo di indossare in situazioni sociali nelle quali la tristezza non è un’opzione: dalla festa di compleanno di chi abbiamo appena conosciuto fino alla serata in discoteca dove tutti ballano, tranne noi. Il rischio? Un sorriso forzato crea distanziamento e rischia di allontanare chi abbiamo vicino.

4 – Stress da vacanza: un sorriso ci salverà. Un lungo viaggio, un repentino cambio di clima, la sistemazione in Hotel che non è proprio come ce l’avevano presentata e le continue discussioni con la nostra “dolce metà”: vacanza vuol dire anche cambiamento e stress. E per uscirne al meglio, un sorriso è la risposta più potente, sia perché attiva le endorfine del nostro organismo, sia perché ci aiuta a mettere in campo la resilienza necessaria a ritrovare il giusto equilibrio.

5 – La libertà del sorriso autentico. Il sorriso autentico è riconoscibile perché coinvolge sia il muscolo risorio che le piccole rughe di espressione a lato degli occhi. Accende lo sguardo e rivela il nostro lato emotivo più spontaneo, quello che conquista chi ci sta vicino.

“Il sorriso è la migliore espressione di ciascuno di noi, sia dal punto di vista fisico che psicologico: sorridere attiva gli interruttori del benessere, fa stare bene e neutralizza lo stress, anche in vacanza – spiega Clotilde Austoni, Odontoiatra Specialista in Chirurgia Odontostomatologica a Milano – D’estate le nostre abitudini possono cambiare e proprio per questo dobbiamo dedicare maggiore attenzione alla nostra smile care, tenendo a mente alcune semplici regole”, conclude l’Odontoiatra.

Ed ecco alcune regole d’oro per la Smile Care d’estate:

Parola d’ordine: prevenzione. Se sappiamo di avere un problema, l’ideale è affrontarlo prima di andare in vacanza, in modo da non rischiare il mal di denti in urgenza. Allo stesso modo, se sono più di sei mesi che non effettuiamo controlli e una seduta di igiene professionale, questo è il momento giusto.

Mai dire mal di denti: in caso di forte dolore ai denti sarebbe opportuno rivolgersi al proprio medico curante per individuare un antinfiammatorio da assumere per gestire il dolore sin dalle prime ore. No agli antibiotici presi senza la prescrizione di uno specialista: questo tipo di farmaco, infatti, deve essere assunto solo su indicazione del dentista, ad esempio in caso di ascessi, e non in autonomia per il dolore.

Gengive che sanguinano? Occhio all’infiammazione da placca batterica: la causa del sanguinamento gengivale è l’infiammazione dovuta alla presenza di batteri che non sono stati rimossi in modo efficace attraverso l’igiene domiciliare. L’errore più comune è evitare di spazzolare i denti pensando di creare ulteriori danni: al contrario, per ridurre l’infiammazione è fondamentale evitare che si accumuli ulteriore placca batterica. Per aiutarsi a capire se l’igiene domiciliare è efficace si possono acquistare in farmacia le pastiglie rivelatrici di placca. Nelle zone in cui i denti risultano colorati (ad esempio di rosa e di blu) è ancora presente placca batterica, quindi bisogna spazzolare nuovamente i denti e usare il filo per rimuoverla. Sì anche a collutori e dentifrici a base di clorexidina come coadiuvanti, ma solo se prescritti dal dentista e per un periodo di tempo limitato.

Igiene in vacanza: d’estate si sa, le abitudini vengono spesso stravolte e capita di prestare minor attenzione all’igiene orale domiciliare. Il segreto è cercare di rispettare la regola del 3×2: lavare i denti per almeno tre minuti non meno di due volte al giorno e utilizzare il filo interdentale almeno la sera. Se siamo fuori casa e abbiamo dimenticato lo spazzolino, masticare un chewing-gum senza zucchero allo xilitolo può essere un buon trucco perché aiuta a distaccare i residui di cibo macroscopici, stimolando la produzione della saliva che deterge e aiuta a riequilibrare il pH della bocca.

Afte: si tratta di lesioni accompagnate da forte bruciore su guance, lingua e palato. In genere guariscono da sole nel giro di una o due settimane ma, se sono particolarmente fastidiose, è possibile utilizzare gel o collutori protettivi che creano una pellicola sopra l’ulcera (per esempio Curasept Afte Rapid in versione gel, collutorio o spray, oppure Aftamed o Alovex). E’ importante, infine, evitare cibi acidi o piccanti e cercare di mangiare molta frutta, verdura, cereali integrali.

Sensibilità: in caso di forte sensibilità dentale e se non è possibile rivolgersi al dentista, si può eseguire un trattamento desensibilizzante d’urto. Esistono, infatti, prodotti nella formulazione di mousse dentali che contengono alcune molecole – tra cui il calcio fosfato amorfo e l’acetato di stronzio – in grado di remineralizzare i denti e ridurre la sensibilità. Si applicano in media di tre o quattro volte al giorno, per circa quattro o cinque minuti, dopo i quali si rimuove l’eccesso del prodotto senza sciacquare la bocca.

Fonte: askanews.it

Mario Melazzini: “Puntiamo su studi con maggiori ricadute su vita pazienti”

La ricerca finanziata da AriSLA, Fondazione Italiana di Ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica, ha contribuito notevolmente a generare conoscenza sulla SLA con il principale obiettivo di trovare una terapia efficace per contrastare questa grave malattia. È quanto emerge dall’articolo pubblicato di recente sulla rivista scientifica ‘Frontiers’ in cui AriSLA riporta un’attenta analisi quantitativa e qualitativa dei progetti di ricerca sulla SLA finanziati e delinea la linea strategica futura.

“Siamo molto soddisfatti di questa pubblicazione – sottolinea il Presidente di Fondazione AriSLA, Mario Melazzini – in cui abbiamo voluto condividere dati che evidenziano come anche un ente come AriSLA, di dimensioni più contenute rispetto ad altre charity presenti in ambito internazionale, sia riuscita a fare la differenza, finanziando ricerca che ha avuto un impatto molto positivo sulla comunità scientifica internazionale che si occupa di SLA. In questi 13 anni di attività, abbiamo pubblicato 16 bandi per finanziare nuovi progetti, investito quasi 15milioni di euro in ricerca, finanziato 98 progetti e sostenuto 143 ricercatori italiani, con l’obiettivo di ‘attaccare’ la SLA su più fronti, dai meccanismi cellulari alla base dell’insorgenza e progressione della malattia fino all’identificazione e sperimentazione di approcci terapeutici. Nei mesi scorsi abbiamo definito un nuovo piano strategico della ricerca, che si coniuga con una visione internazionale della ricerca sulla SLA, tracciata dal ‘National Institute of Neurological Disorders and Stroke’, con cui intendiamo favorire l’interazione tra ricercatori di base e clinici per una ricerca ‘clinicamente informata’, dando priorità a studi che abbiano maggiore potenzialità di ricaduta sulla vita dei pazienti”.

“I nostri punti di forza sono diversi – spiega il Responsabile scientifico AriSLA, Anna Ambrosini -. Uno di questi è certamente rappresentato dal processo di revisione dei progetti, molto rigoroso, adottato da sempre da AriSLA che ha portato alla selezione di studi di altissima qualità e innovatività, così come è stato rilevante il costante lavoro di monitoraggio sugli esiti di questi progetti svolto dall’ufficio scientifico. E poi è stato premiato l’aver scommesso, attraverso il finanziamento dei ‘Pilot’, su progetti di ricerca ampiamente esplorativi che hanno permesso di attrarre giovani ricercatori di altri ambiti e incentivarli ad intraprendere un nuovo percorso di studio sulla SLA. Infine, dai dati raccolti emerge come nel tempo il nostro impegno abbia formato una forte massa critica di ricercatori determinati a sviluppare progettualità concrete con l’unico fine di arrivare a terapie efficaci”.

Nell’articolo pubblicato su ‘Frontiers’ AriSLA descrive in modo dettagliato il processo di selezione dei progetti e le analisi bibliometriche e le indagini compiute sulla ricerca finanziata, dalla ricerca di base, alla preclinica e clinica. A seguire sono stati riportati i risultati raggiunti e quale sia l’orientamento della ricerca AriSLA. Uno degli strumenti utilizzati dalla Fondazione per rappresentarlo è il Triangolo della ricerca biomedica, una rappresentazione grafica di come si collocano le pubblicazioni scientifiche derivate dai progetti AriSLA, ad oggi 373. Nel Triangolo gli studi molecolari in vitro sono posizionati nell’angolo in basso a sinistra, quelli condotti sui modelli animali in basso a destra, e all’apice la ricerca condotta sull’uomo. Il Triangolo della ricerca di AriSLA indica che le pubblicazioni sono principalmente concentrate sullo studio dei meccanismi molecolari. Gli studi preclinici hanno prodotto pubblicazioni che si trovano al centro del triangolo e rivelano una progressione verso la rilevanza per la clinica, posizionandosi lungo la bisettrice del triangolo che sale verso l’apice della ricerca sull’uomo, dove sono posizionati gli articoli derivati da studi clinici, genetici e tecnologici. Considerando anche che numerosi studi preclinici finanziati da AriSLA sono ancora in corso, sarà interessante per la Fondazione continuare a monitorare in futuro il loro posizionamento nel Triangolo della ricerca biomedica.

Fonte: askanews.it